È bene sottolineare che la lunghissima collaborazione con Mauro Pertosa nasce da una amicizia sincera. Abbiamo condiviso una passione per la musica che affonda le radici nella preadolescenza. Non si scherzava: avevamo un obiettivo ben preciso, entrare a far parte della storia.
Ascoltavamo di tutto: dal blues al rock, dalla psichedelica al cantautorato italiano. Pink Floyd, Doors, Deep Purple, Led Zeppelin, fino a De André e Branduardi. Attorno ai 16-17 anni abbiamo inciso le prime bozze del Cantico dei Cantici vol. 1. Lui, cantautore dalla voce calda e dai testi intensi; io, musicista, arrangiatore e polistrumentista. Questo connubio è stato vincente.
La nostra collaborazione, durata più di quindici anni, ha dato vita a diversi progetti: Cantico dei Cantici vol. 1 e 2, e poi gli album Non ditelo a nessuno e Terra Bruciata. Il Cantico credo si possa considerare il nostro capolavoro: un’opera mastodontica che ha coinvolto più di venti musicisti e diversi studi di registrazione. All’epoca non esisteva l’home recording: tutto è stato inciso su nastro, senza editing, con la tensione e l’energia di dover suonare tutto perfetto. Ricordo le prime volte che entravamo in studio: uscivamo dal Minirec Recording di Gigi Guerrieri con la sensazione di star facendo la storia. Forse era un delirio adolescenziale, ma la passione e la forza dei nostri sogni ci facevano sentire parte di qualcosa di unico.
Per inseguire il nostro sogno mi trasferii a Torino, dove fondammo i Perenne Symposio. L’organico era di altissimo livello: io e mio fratello Giuseppe Bortone alle chitarre, Fabio Brunetti alla batteria (un talento straordinario), Maurizio Migliore al basso, Mauro alla voce e Josiane alla voce lirica. Il nostro stile dal vivo era teatrale e intriso di simbolismo: spesso ci travestivamo con coppole inglesi, maschere bianche inespressive, barbe e capelli finti. Nei brani come Caligola usavamo inquietanti e spettacolari maschere veneziane. Era il nostro modo di trasformare i concerti in esperienze teatrali.
La vittoria al Biella Festival rappresentò l’apice del percorso artistico dei Perenne Symposio: un traguardo epico e uno dei momenti più emozionanti della mia vita.
Mauro è un autore straordinario. La sua scrittura è caratterizzata da una metrica sincopata e da una ricerca maniacale della parola. È difficile trovare nel panorama musicale e cantautorale odierno una qualità di questo livello. Invito chiunque ad ascoltare i suoi brani: sono la prova più chiara di ciò che affermo.
La magia di un tempo, quella dei giovani sognatori bohémiens che parlavano di mondo, società, Dio e uomo, forse è finita. Oggi siamo più maturi, certo, ma rimane la collaborazione con una persona che è stata fondamentale nella mia vita artistica. Stiamo infatti lavorando insieme a un nuovo progetto: un album ispirato al libro biblico di Qoelet, firmato Mauro Pertosa & Nicola Bortone. A dimostrazione che, anche se i tempi cambiano, certe radici restano sempre vive.